Dantedì - 25 marzo

Nel 2021 si sono celebrati i settecento anni dalla morte di Dante Alighieri. 

Il parlamento italiano ha colto l’occasione per istituire con la Legge 153/2017 tre comitati organizzatori per la celebrazione di alcune ricorrenze. Particolare importanza è stata attribuita alla celebrazione dei settecento anni dalla morte di Dante, considerato il padre della lingua italiana, per il contributo fondamentale offerto alla formazione dell’identità linguistica nazionale. 

Fin dal gennaio 2020 con una direttiva della Presidenza del Consiglio si è istituita la Giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri, denominata Dantedì. 

La data scelta è il 25 marzo, giorno in cui, secondo alcuni autorevoli studiosi, nella finzione letteraria della Commedia, avrebbe avuto inizio, nel 1300, lo straordinario viaggio nell’aldilà raccontato da Dante. La celebrazione del 2021 ha visto la collaborazione di personalità del mondo universitario. Significativo è stato anche il contributo delle tre città alle quali è maggiormente legata la vita di Dante: Firenze, Verona e Ravenna. In ciascuna è stata predisposto un programma di conferenze, mostre e pubblicazioni. 

La celebrazione del Dantedì è diventata una tradizione consolidata per il mondo della cultura italiana. Per rendere omaggio al Sommo Poeta, si riportano di seguito i versi più famosi della sua opera più importante e conosciuta, la Divina Commedia:

Nel mezzo del cammin di nostra vita

mi ritrovai per una selva oscura

ché la diritta via era smarrita.

(Inferno I, vv. 1-3)

Ahi quanto a dir qual era è cosa dura

esta selva selvaggia e aspra e forte

che nel pensier rinova la paura!

(Inferno I, vv. 4-6)

Uomini siate, e non pecore matte 

(Paradiso V, v. 80)

O Tosco che per la città del foco

Vivo ten vai così parlando onesto,

piacciati di restare in questo loco

(Inferno X, vv.22-24)

La bocca sollevò dal fiero pasto

quel peccator, forbendola a’ capelli

del capo ch’elliavea di retro guasto.

(Inferno XXXIII, vv.1-3)

Fatti non foste a viver come bruti,

ma per seguir virtute e canoscenza

(Inferno XXVI, vv.19-20)

ed elli avea del cul fatto trombetta

(Inferno XXI, v.139)

La terra che fé già la lunga prova

e di Franceschi sanguinoso mucchio

(Inferno, XXVII, vv.43-44)

Questi, che mai da me non fia diviso,

la bocca mi basciò tutto tremante.

Galeotto fu il libro e chi lo scrisse.

Quel giorno più non vi leggemmo avante.

(Inferno V, vv.133-136)

Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende,

prese costui de la bella persona

che mi fu tolta; e ‘l modo ancor m’offende.                

Amor, ch’a nullo amato amar perdona, 

mi prese del costui piacer sì forte,

che, come vedi, ancor non m’abbandona.

(Inferno V, vv.100-105)

L’amor che move il sole e l’altre stelle.

(Paradiso, XXXIII, v. 145)

Poi s’ascose nel foco che li affina.

(Purgatorio canto XXVI, v.148)

«Ahi serva Italia, di dolore ostello,

nave sanza nocchiere in gran tempesta,

non donna di provincie, ma bordello!»

(Purgatorio canto VI, vv. 76-78)

O poca nostra nobiltà di sangue

(Paradiso canto XVI, v. 1)

“Diverse lingue, orribili favelle, 

parole di dolore, accenti d'ira,

voci alte e fioche, e suon di man con elle

facevano un tumulto, il qual s'aggira 

sempre in quell'aura sanza tempo tinta, 

 come la rena quando turbo spira.”

(Inferno III, vv. 25-30)

Vuolsì così colà dove si puote

 ciò che si vuole, e più non dimandare.

(Inferno III, vv. 95-96)

PapeSatàn, PapeSatànAleppe.

(Inferno VII, v. 1)

Io mi volsi ver lui e guardai ‘l fiso: 

biondo era e bello e di gentile aspetto, 

ma l’un de’ cigli un colpo avea diviso 

(Purgatorio canto III, vv. 103-105)

E quindi uscimmo a riveder le stelle.

(Inferno XXXIV, v.139)

Si invitano docenti e studenti ad approfondire le tematiche connesse alle ricorrenze anche attraverso

i materiali e la bbIliografia indicati nell’allegato alla presente, gentilmente predisposti dalla prof.ssaF errari.

Allegati

Testi_giorno_Dante.pdf

Ultima revisione il 24-03-2024